I giochi di carte sono dei passatempi classici anche per gli italiani. Enumerare tutti i tipi di giochi esistenti e praticati anche nello Stivale sarebbe impossibile, ma di certo anche dalle nostre parti c’è chi sa come attuare un bluff al poker o quali sono le regole del burraco. I giochi più caratteristici, comunque, rimangono quelli praticati con le carte regionali, in voga soprattutto al Sud. Sia chiaro: i mazzi francesi rimangono tra i più diffusi in assoluto, ma in alcune zone d’Italia c’è chi preferisce giocare con le carte napoletane o siciliane, che si distinguono da quelle transalpine sia per la quantità di unità sia per i simboli raffigurati.

Uno dei giochi storici italiani più iconici è la scopa, le cui prime tracce risalgono al XVII secolo. Si narra che sia nato proprio a Napoli, dove già da anni avevano fatto la loro comparsa due giochi simili, di origine spagnola. La scopa avrebbe preso ispirazione dalla “Primiera” e dallo “Scarabucion” prima di assumere una propria identità definita. Nella scopa il compito dei giocatori è quello di ripulire il tavolo di gioco tirando di volta in volta una carta, il cui valore deve essere pari a quello della carta che si intende prelevare o alla somma di quelli di più carte. Quando un giocatore riesce a rimuovere anche l’ultima carta presente momentaneamente sul tavolo, allora effettua una “scopa”, che vale un punto. Anche la quantità di carte racimolate, di singole carte di denari e di 7 (quello d’oro assegna di per sé un punto) concorrono alla composizione del punteggio finale.

Un tipico gioco natalizio è invece il sette e mezzo. In questo caso i partecipanti devono sfidare a turno il mazziere. Ogni giocatore riceve una carta iniziale ed è libero di scegliere se fermarsi o chiedere una carta aggiuntiva finché non deciderà di “stare” o non “sballerà” superando i 7 punti e mezzo, la soglia massima raggiungibile. Chi arriva esattamente ai 7 punti e mezzo deve dichiarare subito il punteggio. Ad ogni buon conto, non è obbligatorio raggiungere il massimo dei punti: l’importante è che il proprio score sia superiore a quello del mazziere per vincere. Il 10 di denari, noto come “la matta”, è una sorta di jolly perché può assumere qualsiasi valore intero desiderato dal giocatore che lo possiede.

Molto comune a Natale è anche il trentuno, che per certi versi è simile al sette e mezzo: bisogna infatti raggiungere un punteggio che non sia il più basso di tutti per rimanere in gioco e se si consegue il massimo si è tenuti a comunicarlo subito, togliendo una vita a tutti gli altri. Più frequentemente, però, le mani terminano quando uno dei giocatori supera i 21 punti ed è legittimato a bussare, avviando un ultimo giro al termine del quale chi si ritroverà col punteggio inferiore perderà una vita.

Infine, un classico dei classici: la briscola, nata intorno al XIX secolo. All’inizio della partita viene stabilito il cosiddetto seme della briscola e tutte le carte appartenenti a quel seme prevarranno sulle altre nel corso della mano. I giocatori tirano una carta alla volta nella speranza di impossessarsi di quella dell’avversario per fare punti. Considerando che il massimo di punti ottenibile è pari a 120, occorre realizzarne almeno 61 per vincere.